Wood wide web: come le piante comunicano
Che non siano esseri viventi passivi e in balia degli eventi, lo sappiamo molto bene: della loro immensa, seppur diversa dalla nostra, intelligenza abbiamo già parlato. Ma che possano addirittura comunicare sembra surreale. Le piante non sono solo la nostra principale fonte di vita, ma anche i primi e i più scaltri abitanti della terra, che ci hanno preceduti di molto e che hanno sviluppato molto prima di noi determinate tecniche di sopravvivenza, intelligenza e sì, anche comunicazione.
Il modo in cui le piante, da sole e all’interno di un ecosistema, siano in grado di immagazzinare informazioni e prendere decisioni, è indice della loro intelligenza. Ma quando si trovano all’interno di un gruppo, esse sono anche in grado di comunicare tra di loro. Sempre più studi e teorie confermano queste ipotesi, tanto da immaginare il Wood Wide Web, una rete sommersa fatta di radici e microrganismi, simile a quella di internet, che permette di mettere in comunicazione alberi e cespugli attraverso il sottosuolo. E di scambiarsi informazioni fondamentali per la loro sopravvivenza.
- Le piante comunicano davvero tra di loro?
- Il Wood wide web
- Imparare dalle piante, che comunicano e collaborano per non competere
Le piante comunicano davvero tra di loro?
Nel saggio “Verde Brillante”, il botanico italiano Stefano Mancuso affronta il tema della comunicazione tra le piante. Secondo le ricerche, le piante sono in grado di liberare all’interno dell’aria o nell’acqua migliaia di molecole, sostanze chimiche captate dalle altre piante, che trasmettono informazioni. In questo modo, riescono a trasmettere segnali di pericolo, ma anche avvisare le piante vicine della necessità di una qualche sostanza nutritiva di cui si è carenti. Insomma, si tratta di un vero e proprio linguaggio, che si coniuga a un altro sistema di comunicazione del mondo vegetale che Mancuso analizza bene nel suo saggio: quello del contatto, che permette a radici e foglie di alberi diversi di scambiarsi informazioni attraverso il semplice tocco.
Ciò che appare chiaro, è che le piante hanno sviluppato ben più di una tecnica di sopravvivenza, sfruttando e dimostrando un’intelligenza che spesso non ci aspettiamo. Sanno sviluppare sistemi di difesa dai predatori, orientando radici e rami in modo da sopravvivere a eventuali predazioni. Sanno reagire agli attacchi di batteri o parassiti. Sanno “cercare” i nutrienti necessari alla loro sopravvivenza quando il terreno in cui si trovano ne è carente, muovendo le radici in altre direzioni o scambiandoseli con chi ne ha meno bisogno. La forza del mondo vegetale sta, infatti, proprio nella sua capacità di comunicare, che permette a tutti i suoi abitanti di collaborare per la sopravvivenza comune. E quella incredibile capacità di comunicazione è stata teorizzata perfettamente nel Wood Wide Web.
Il Wood Wide Web
Le piante parlano, si scambiano dati, ma anche risorse, sottoterra, dove nessuno vede, creando una rete di comunicazione fitta e invisibile molto più efficiente di quanto immaginiamo. Detta così, forse, ricorda qualche storia di spionaggio, ma non è certamente per conquistare il mondo che le piante comunicano. È per sopravvivere, per avere accesso ai nutrienti di cui hanno bisogno. All’interno della comunicazione tra alberi e piante avviene, infatti, uno scambio di carbonio, acqua e altri nutrienti, oltre che di alcuni segnali di difesa o avvertimento.
Inizia a farsi largo l’idea che le piante di un ecosistema siano in qualche modo connesse e che riescano a “comunicare” tra di loro attraverso una fitta rete di radici, che ricorda il sistema neurale, inviando e ricevendo informazioni grazie all’aiuto di alcuni funghi. È questa l’idea alla base del Wood Wide Web, teorizzato per la prima volta scienziata canadese Suzanne Simard, poi sostenuta da decine di studiosi dopo di lei.
La teoria alla base del Wood Wide Web sostiene che ci sia una somiglianza tra il funzionamento della rete internet e quella del micelio sotterraneo. Il micelio è l’apparato vegetativo dei funghi che vive pochi centimetri al di sotto del suolo e che permette la comunicazione tra radici anche molto distanti tar loro. La ricerca pubblicata dalla scienziata canadese su Nature ha infatti dimostrato le capacità di alcuni alberi di mantenere altissimi livelli di connessioni neurali con altre piante.
L’incredibile rete di funghi che si estende per chilometri, unisce gli alberi tra loro, si fa veicolo di informazione e anche di trasferimento delle risorse e delle sostanze nutritive. Gli esperimenti di Suzanne Simard hanno dimostrato la capacità di alcuni alberi, chiamati Hub, di mantenere le connessioni con una grandissima quantità di esemplari e specie diverse, permettendo di creare una vera e propria economica sotterranea di scambi. Il ruolo dei funghi, in questa rete, è fondamentale. Essi sono incapaci di svolgere la fotosintesi, ma hanno tantissime altre qualità che permette loro di “scambiare favori” con le piante. Barattano acqua, minerali e sostanza chimiche in cambio di zuccheri e carbonio, a cui non avrebbero accesso senza la fotosintesi, e si fanno portatori di messaggi in caso di pericolo, come per esempio l’imminenza di un attacco da parte di parassiti.
Se il nome del Wood Wide Web riprende, dunque, quello della rete internet è perché in qualche modo la ricorda. La fitta rete di connessioni, di passaggi di informazioni scambiate tra piante diverse e tra piante e funghi, permette agli ecosistemi di sopravvivere, di condividere risorse e di aiutarsi a vicenda. Un sistema intelligente e ingegnoso da cui dovremmo imparare anche noi.
Imparare dalle piante, che comunicano e collaborano per non competere
Le piante, gli alberi e tutti gli esseri viventi che compongono il Wood Wide Web ci insegnano una lezione non da poco. L’obiettivo, per qualunque essere vivente, è la sopravvivenza. Nella loro millenaria esperienza nell’abitare la nostra Terra fin da molto prima della comparsa degli esseri umani o di altri animali, le piante hanno sperimentano tutti i migliori modi per sopravvivere, e sono giunte a conclusioni diverse dalle nostre. Esse, infatti, non comunicano tra di loro, non si scambiano informazioni o addirittura sostanze nutritive per altruismo, non è certamente questa la loro natura. Semplicemente, l’evoluzione ha dimostrato loro che la collaborazione è molto più efficace della competizione per perseguire gli obiettivi di sopravvivenza.
Se una pianta è in possesso di un eccesso di un determinato minerale, e una sua vicina ha invece una carenza di quella stessa sostanza, offrirgliela non toglierà nulla alla prima ma garantirà la sopravvivenza della seconda, che a sua volta offrirà acqua o carbonio a chi ne avrà bisogno. Gli ecosistemi, dunque, sopravvivono perché collaborano, perché mettono a disposizione del gruppo le proprie risorse, perché si aiutano a vicenda.
Nel nostro mondo degli umani, avanzato sì, ma non più di quello vegetale, non abbiamo ancora appreso la lezione che le piante ci insegnano da millenni, ovvero che l’unico modo per sopravvivere è collaborare, e non combattere. Perché nessuno ci perde e tutti ci guadagnano.